Profilo dell’Artista:
Fleur Ann Beverley è Artista e scenografa britannica, da tempo cittadina milanese. Nata a Maidstone, Inghilterra, dopo i primi studi al Birmingham College of Arts, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si è diplomata in scenografia. Dal 1972 espone in Italia, ottenendo, nel corso degli anni, prestigiosi riconoscimenti per la sua intensa attività.
Ella persegue un personalissimo iter figurativo che vede la città – con le sue costanti trasformazioni – al centro della sua tematica pittorica.
Sullo sfondo di questa città neofuturista dominano la scena le ruote di una motocicletta che sfreccia libera, agile, potente e rombante nel caos metropolitano.
Critica:
“A distanza di settant’anni […] i temi figurativi, inalberati per propugnare arditamente la modernità e il futuro, eccoli ricomparire, perduta ogni aggressività e ogni speciale euforia, in un orizzonte ambiguo e fecondo di perplessità. […] Le orgogliose costruzioni industriali cedono sotto gli occhi non allarmati, ma attenti e pensosi di Fleur Beverley: gli edifici metropolitani precipitano dalla loro superba verticalità, si sfasciano, esplodono. […] Ci viene rappresentata nella medesima iconografia della sfida e del triangolo anche la catastrofe? L’epilogo di quella civiltà e dei suoi miti? Vedo, piuttosto, in queste disgregazioni di volumi, in questo disunirsi di linee in fuga, in queste geometrie divergenti, vigere la legge della trasformazione. E del resto, questo principio è esplicito là dove nobili forme cadenti lasciano il posto a nuove, funzionali strutture che le sostituiscono in un avvicendamento che è sì perdita, ma anche rigenerazione. […] Fleur Beverley, dopotutto, non si dissocia dal suo tempo, è un po’ atterrita ed un po’ affascinata dalle sue immagini, nè vuole impostare un dramma, od annunciare un’apocalisse. La tenta, semmai, un equilibrio difficile, ma non impossibile da raggiungere nell’accettazione di questa realtà dura e insieme instabile e metamorfica”. (Mario Luzi)
“Quella che Beverley dipinge è una città emblematica […] ma non è un caso se questi quadri nascono a Milano. All’inizio del secolo Milano è stata riconosciuta da molti pittori come il luogo flagrante della crescita della modernità. Tra loro troviamo due artisti indimenticabili: Boccioni e Sironi, che sono stati testimoni diretti delle trasformazioni architettoniche e sociali che hanno condotto una grande città a definirsi come metropoli moderna. Essi guardano, vedono e dipingono la città coscienti del mutamento in atto, anzi eleggono proprio questa attualità a soggetto di una parte importante della loro opera. […] Fleur potrebbe certamente sottoscrivere molte affermazioni riguardo la città ed il modo di vederla, viverla e dipingerla futuristicamente, ma probabilmente la dichiarazione più pertinente al suo lavoro è contenuta nello scritto di Boccioni Trascendentalismo fisico e stati d’animo plastici: ‘Non dimentichiamo che la vita risiede nell’unità dell’energia, che siamo dei centri che ricevono e trasmettono, cosicchè noi siamo indissolubilmente legati al tutto’. (Elisabetta Longari)
“Luminosità rarefatte, atmosfere sospese, scorci prospettici ottenuti anche con audaci, impetuose raggiere e intersecazioni lineari, colori armoniosamente diffusi, velati, opposti, richiamati con echi impensabili a tratti balenanti e languidi, donano alle opee di Fleur Beverley, quel fascino sottilmente evocativo che gli amatori ed i collezionisti d’arte hanno già da tempo saputo giustamente pregiare” (Oreste Casalini)
“Lo spettatore non si chiede da quali reconditi speculazioni sia partita, ma soltanto con quanta forza abbia saputo imprimere, con il gusto dell’essenziale, con la sua particolarissima spinta verso una lezione più libera. Quella della Beverley è una lettura delle cose del mondo affrontata e riconoscibile esclusivamente alla luce della bellezza” (Carlo Bo)
“Le linee forza che Boccioni e Sant’Elia avevano captato ed esaltato come direttrici di energia costruttiva, nelle opere di Fleur Beverley si liberano in tutte le direzioni a seguito della rovina. Siamo, dunque, alla fine della parabola che i futuristi avevano celebrato nascente?” (Mario Luzi) No, perchè la parola chiave anche per Fleur Beverley è “energia”: “i dipinti di Fleur sono ritratti di energie più che di luoghi, rappresentano lo slancio della materia che altro non è che energia” (Elisabetta Longari)













