Percorsi diramati e Cre…attività

Taciturna e quasi deserta era la città distesa nella sua palude e nella sua tristezza. Le memorie la empivano d’un silenzio che le rondini laceravano con le strida e traevano a lembi nei loro piccoli artigli pel cielo argentino

 “… e la pallida palude vergiliana appariva di là dagli alti gigli tanto ricchi di polline che n’eran lordi

 “Tutti respiravano verso il cielo di Vergilio, ricevevano l’immensa pace sul petto in tumulto”.

 (Stralci da “Forse che sì forse che no”, di Gabriele d’Annunzio, 1910).

Isabella Inghirami e Paolo Tarsis erano a Mantova.
Da allora, sono trascorsi poco più di 100 anni.
La reggia di Isabella d’Este Gonzaga – ancora oggi – è visitata, nel sito Unesco Mantova-Sabbioneta.

Si sta per svolgere (> 8 gennaio 2012) il nutrito programma di “Virgilio a Mantova”, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Paolo Tarsis, in visita, incontrerebbe molte difficoltà per trovare parcheggio.
Idem
 se volesse spostarsi in treno.
Nemmeno più un Intercity.
Non gli resterebbe che l’aereo e trasporto intermodale.

Non lo penso solo impegnato ad insegnare a volare ad Aldo, “fiso nel cielo di Vergilio”, (da “Forse che sì forse che no”), ma anche in dialogo, sulla provincia, con il marcariese Mino (Stanislao) Somenzi.
Non posso mancare all’incontro.
Ispirata, sfoggio il look dello stilista Massimo Giacon.
Raggiungo zona Migliareto per cercare di recuperare un po’ di storia dell’emozione del volo (Che è stata anche di Tazio Nuvolari e della moglie Carolina Perini).

 Le Persone ed il Territorio hanno bisogno di Futuro.

E’ in atto una “vetrinizzazione sociale”. Tutto è apparenza e ci muoviamo in un sistema di immagini e informazioni che creano tanti “mondi in vetrina”. Discriminante è che non inducano a pensare, che non sollecitino riflessioni, che non impegnino, non producano engagement, anche se senza engagement a morire è la motivazione e ad affermarsi sono l’indifferenza e l’abulia” (Stralci da pagg. 157-158, di “Mente e Paesaggio”, di Ugo Morelli, 2011).

Per facilitare un costruttivo confronto, partecipo con “appunti di viaggio” e qualche riflessione. 

Faccio seguire, dall’area In<>Formazione.

Buona lettura!

A Mantova, sotto i portici, una caffetteria.

In vetrina, fra le proposte: confezioni “Coca Cola”, per i 125 anni di storia della bibita più conosciuta al mondo; confezioni “Beer Duff” e “fi-GA’”. Non posso negare che, mentre la birra mi porta ai boccali della serie animata “I Simpson”; la bevanda funzionale non certo – direttamente – ai fiori di Guaranà. Sicuramente, alle sculture di Morgana Orsetta Ghini; ai libri “I monologhi della vagina”, di Eve Ensler; “Storia di V. Biografia del sesso femminile”, di Catherine Blackledge; piuttosto che “L’emozione sessuale. Psicoanalisi e neuropsicofisiologia di un’emozione negata”, di Antonio Imbasciati e Chiara Buizza.

A riannodare e completare il servizio f.to e curato da Silla Araldi: “Cre…attiva…mente: zig zag fra gli eventi e le prospettive” – “Mantova Creativa: le idee” (Pubblicato a pagg. 16-17-18: http://ww5.virtualnewspaper.it/dmedia/books/111118mantova/ ) leggi oltre: 

Paolo Zerbini

Cronache Perforatrici - dimostrazioni di viaggio

Cronache Perforatrici - Copertina

Titolo: Cronache Perforatrici
Autore: Paolo Zerbini
Editore: Lampi di stampa 
Collana: TuttiAutori

Trasportati dal nostro essere, forgiato dal dna, forgiante la vita, ci troviamo a navigare fra le prime pagine, on-line, de “I giri di Raul. Esercizio di scrittura rettilinea. Dettagli e ritagli”: narrativa.

Una Citroën Pallas DS, la Dea, blu presidenziale (Il colore dell’altezza/cielo e profondità/mare. Le Séducteur, di René Magritte), perfetta, a lucido in ogni particolare, veicola le pagine virtuali, in reali, nella Piccola Atene mantovana. Aprile 2011.

Autore: Paolo Zerbini.

Egli ci ricorda con la chioma lunga, castana, scura, che ritrova corta, mesciata, bionda. Rimane fedele la nostra voce. Ci appuntiamo: vista & udito. Vent’anni dopo; a pochi chilometri dall’Università e dalle serate Erasmus.

Sfogliamo e leggiamo stralci dell’ultima versione: “Cronache perforatrici. Dimostrazioni di viaggio”. La sensazione è di vivere, contemporaneamente, l’essenza di tutte le pagine, in diretta – passato<>presente<>futuro<>passato. Mixati, in circolo – condotti dall’estro e dal crono del protagonista.

Ci osserva da dietro lenti Ray-Ban.

In quello che a pag. 170 si presenta in Sommario, risulta evidente, riconfermato, il motivo del nostro essere trasportati.

Sommario
I
Giravolte dei vent’anni, fughe d’amicizia e intervalli, uscite di casa sfrontate, curiosità e lavori per caso, scorazzate nei tubi di vento, partenze beate e spensierate
II
 Esplorazioni commerciali, incarichi, mandati e firme in calce, missioni temporanee, trasferte di lavoro remunerate, carte di credito, note spese, stress, problems
III
 Viaggio d’andata e ritorno all’inferno

Nell’aria: jazz.

Si apre a pag. 101. Il nostro occhio raccoglie: “Un Boeing 747 della Mexicana sta sorvolando la Baia di Biscaglia. Sto leggendo Blaise Cendrars.

Siamo in conversazione. Intanto che ci parla della prossima trasferta all’estero, la pagina si fa 102.

Troviamo: “La parte più interessante della vita è l’azione, senza un’esperienza diretta il racconto non è credibile. Almeno secondo Cendrars. Come quegli imprenditori che dicono che in Italia si fa troppa poesia e pochi fatti. L’export manager ha a che fare con l’azione, ma anche con il denaro, tutti i giorni, e tratta il denaro altrui con rispetto, ma anche con leggerezza quasi fosse virtuale, raramente lo vede o lo tocca, vede i pagamenti e le fatture ancora aperte, vede delle esposizioni.

Ah, già, è la citazione “Se volete veramente conoscere un paese andateci a lavorare” (Charles Kuralt, a life on the road)” l’incipit, a pag. 77; mentre il libro è dedicato, a pag. 5, “a due uomini con la valigia Franco Arquati e Attilio Ferrari”.

Fabrizio Ardito – Roberto Brunelli

La Via Francigena: Grande Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa.

La Via Francigena: Grande Itinerario Culturale del Consiglio d’Europa.
Fabrizio Ardito - Lungo la Francigena
Via per Roma - Roberto Brunelli

Titolo: Lungo la Francigena. A piedi sulla via di Sigerico dal Gran San Bernardo a Roma
Autore: Fabrizio Ardito
Editore: Touring Editore srl 
Anno: 2007
ISBN: 8836544126

Con la presentazione di Giovanni Capece, Presidente “I Cammini d’Europa G.E.I.E.” (www.camminideuropageie.com), il viaggio di Fabrizio Ardito inizia il 16 Maggio 2007 dalla città di Augusta Praetoria –Aosta/Aoste. Camminando per 34 giorni – lungo i circa 900 chilometri di via Francigena sul territorio italiano – attraverso Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Emilia, Toscana, Lazio, egli è giunto a Roma, in via  della Conciliazione, il 18 Giugno 2007.

Storia, arte, geografia, sociologia, testi di canzoni e molto altro – straordinariamente mixati e sintetizzati, si intrecciano con le sensazioni ed esperienze personali dell’Autore. Nessuna fotografia. Sequenze di immagini lasciate alle parole ed allo stile del reporter. Informazioni, indicazioni e suggerimenti pratici arricchiscono il lavoro. Sicuramente un ottimo compagno di viaggio.

Titolo: Via per Roma
Autore: Roberto Brunelli
Editore: Edizioni Postumia
Anno: 2007
Bookshops: www.postumia-mam.itwww.museodiocesanomantova.it

Il libro è composto da due parti complementari: Via per Roma-Notizie (Testo arricchito dalle fotografie di particolari di patrimonio culturale che si trova sul percorso e da note molto dettagliate) e Via per Roma-Romanzo (L’incontro di Luca, di Mantova, studente universitario e Max, di Fidenza, ragioniere in banca, impegnati a percorrere, a piedi, la via Francigena dal 1>29 Luglio 2000, da Fidenza a Roma, lungo i circa 500 chilometri).

Colpisce il modo di trasmettere le conoscenze dell’esperto di storia, arte, letteratura, geografia, ad un vasto pubblico di lettori. Rispettoso di ogni credo e base formativa. La freschezza del dialogo – soprattutto nel romanzo – riesce a calamitare l’interesse offrendo spunti per riflettere e per approfondire. Fra le molte altre,  ci siamo soffermati sul concetto di strada, in “Strade d’Europa”, pag. 13 e su quello di viaggio, a pag. 106.

Entrambi gli  Autori consigliano una visita all’url: www.associazioneviafrancigena.com

  

Carla Cardinaletti

"IN & OUT" di Carla Cardinaletti
in scatti di Carola Guaineri
(carlacardinaletti.it e carolaguaineri.com)
IN & OUT, di Carla Cardinaletti per Associazione Castelli e Ville, Milano, 2007
© Carla Cardinaletti

“Gli archi a livello urbanistico hanno rappresentato storicamente un luogo di passaggio, e nel caso di Porta Nuova coi suoi ex caselli daziari, di transito forzato. L’idea di “frontiera”, termine ormai sorpassato nella UE del trattato di Schengen, è ancora viva e attuale. Benché i dazi non esistano più e sia consentita dal nostro mondo democratico (mi riferisco all’Europa Unita) la libera circolazione di merci e di persone, il concetto di confine e di appartenenza alberga ancora nell’animo umano. Ho voluto riappropriarmi della funzione che questo luogo ebbe in passato ricreando una sorta di confine fisico che permetta ai passanti di vivere l’esperienza del passaggio. Una parete mobile, che si può varcare, diventa uno spunto di riflessione sul concetto di frontiera che ora esiste solo nel nostro immaginario. Sulle pareti che delimitano l’arco ci sono due scritte IN e OUT, mutuate dell’inglese, lingua ufficiale della globalizzazione. Dicotomia di un mondo che ancora distingue la realtà in bianco e nero, buono e cattivo, e via dicendo. Attraversare le pareti mobili è un atto di coraggio, perché nel limbo dell’arco il passante non sa che cosa lo attenda. La parete diventa così la metafora delle nostre paure, la linea di confine attraverso la quale possiamo scoprire cosa e chi è altro da noi. Varcando la soglia il passante scopre che all’interno non vi è nulla, se non la possibilità di uno spunto di riflessione e di confronto. 
Le porte sono costituite da una cortina di fili elastici che creano un muro attraverso il quale si può passare senza bussare, senza chiedere permesso. Le scritte, attraversando la tenda elastica, si deformano fino a diventare illeggibili in modo da rendere più che mai relativo il concetto di IN e OUT. Basta l’azione perché scompaiano e perdano il loro valore”. (Carla Cardinaletti)

IN & OUT, di Carla Cardinaletti (Bolzano, 1971) è arte contemporanea (2007) che ha suggellato il connubio con l’architettura storica – Porta Nuova (1810-1813) – su progetto di Giuseppe Zanoja (Genova, 1752 – Omegna, 1817), in un contesto metropolitano.

L’installazione – selezionata dall’Associazione Castelli & Ville aperti in Lombardia per festeggiare il decennale della sua costituzione – ha offerto l’opportunità di fare mente locale sul significato pratico di libera circolazione di persone, merci, servizi, a dieci anni dall’ingresso operativo (26 ottobre 1997) dell’Italia nell’area Schengen, in un momento (dicembre 2007, 2008, 2009,….) di progressiva estensione dello stesso spazio.

IN & OUT, grazie all’espressione artistica riconosciuta e supportata dalla partnership pubblico- privato, ha garantito l’occasione per rinfrescare ed aggiornare la memoria, per ritrovarsi in piazza Principessa Clotilde, a Milano, presso “Porta Nuova dalle origini al futuro” (prendendo spunto dal titolo di un libro in distribuzione presso gli ex caselli daziari, sede operativa dell’Associazione), per vivere un esempio di glocalizzazione.

Fleur Beverley

Profilo dell’Artista:

Fleur Ann Beverley è Artista e scenografa britannica, da tempo cittadina milanese. Nata a Maidstone, Inghilterra, dopo i primi studi al Birmingham College of Arts, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma, dove si è diplomata in scenografia. Dal 1972 espone in Italia, ottenendo, nel corso degli anni, prestigiosi riconoscimenti per la sua intensa attività.
Ella persegue un personalissimo iter figurativo che vede la città – con le sue costanti trasformazioni – al centro della sua tematica pittorica.
Sullo sfondo di questa città neofuturista dominano la scena le ruote di una motocicletta che sfreccia libera, agile, potente e rombante nel caos metropolitano.

Critica:

“A distanza di settant’anni […] i temi figurativi, inalberati per propugnare arditamente la modernità e il futuro, eccoli ricomparire, perduta ogni aggressività e ogni speciale euforia, in un orizzonte ambiguo e fecondo di perplessità. […] Le orgogliose costruzioni industriali cedono sotto gli occhi non allarmati, ma attenti e pensosi di Fleur Beverley: gli edifici metropolitani precipitano dalla loro superba verticalità, si sfasciano, esplodono. […] Ci viene rappresentata nella medesima iconografia della sfida e del triangolo anche la catastrofe? L’epilogo di quella civiltà e dei suoi miti? Vedo, piuttosto, in queste disgregazioni di volumi, in questo disunirsi di linee in fuga, in queste geometrie divergenti, vigere la legge della trasformazione. E del resto, questo principio è esplicito là dove nobili forme cadenti lasciano il posto a nuove, funzionali strutture che le sostituiscono in un avvicendamento che è sì perdita, ma anche rigenerazione. […] Fleur Beverley, dopotutto, non si dissocia dal suo tempo, è un po’ atterrita ed un po’ affascinata dalle sue immagini, nè vuole impostare un dramma, od annunciare un’apocalisse. La tenta, semmai, un equilibrio difficile, ma non impossibile da raggiungere nell’accettazione di questa realtà dura e insieme instabile e metamorfica”. (Mario Luzi)

“Quella che Beverley dipinge è una città emblematica […] ma non è un caso se questi quadri nascono a Milano. All’inizio del secolo Milano è stata riconosciuta da molti pittori come il luogo flagrante della crescita della modernità. Tra loro troviamo due artisti indimenticabili: Boccioni e Sironi, che sono stati testimoni diretti delle trasformazioni architettoniche e sociali che hanno condotto una grande città a definirsi come metropoli moderna. Essi guardano, vedono e dipingono la città coscienti del mutamento in atto, anzi eleggono proprio questa attualità a soggetto di una parte importante della loro opera. […] Fleur potrebbe certamente sottoscrivere molte affermazioni riguardo la città ed il modo di vederla, viverla e dipingerla futuristicamente, ma probabilmente la dichiarazione più pertinente al suo lavoro è contenuta nello scritto di Boccioni Trascendentalismo fisico e stati d’animo plastici: ‘Non dimentichiamo che la vita risiede nell’unità dell’energia, che siamo dei centri che ricevono e trasmettono, cosicchè noi siamo indissolubilmente legati al tutto’. (Elisabetta Longari)

“Luminosità rarefatte, atmosfere sospese, scorci prospettici ottenuti anche con audaci, impetuose raggiere e intersecazioni lineari, colori armoniosamente diffusi, velati, opposti, richiamati con echi impensabili a tratti balenanti e languidi, donano alle opee di Fleur Beverley, quel fascino sottilmente evocativo che gli amatori ed i collezionisti d’arte hanno già da tempo saputo giustamente pregiare” (Oreste Casalini)

“Lo spettatore non si chiede da quali reconditi speculazioni sia partita, ma soltanto con quanta forza abbia saputo imprimere, con il gusto dell’essenziale, con la sua particolarissima spinta verso una lezione più libera. Quella della Beverley è una lettura delle cose del mondo affrontata e riconoscibile esclusivamente alla luce della bellezza” (Carlo Bo)

“Le linee forza che Boccioni e Sant’Elia avevano captato ed esaltato come direttrici di energia costruttiva, nelle opere di Fleur Beverley si liberano in tutte le direzioni a seguito della rovina. Siamo, dunque, alla fine della parabola che i futuristi avevano celebrato nascente?” (Mario Luzi) No, perchè la parola chiave anche per Fleur Beverley è “energia”: “i dipinti di Fleur sono ritratti di energie più che di luoghi, rappresentano lo slancio della materia che altro non è che energia” (Elisabetta Longari)

Fleur Beverley
Fleur Beverley
Opere e loro foto
© Fleur Beverley

Vanna Araldi

Il futuro che accade del digitale terrestre. 
Virtù autentiche ed esibite della nuova storia della TV

Prefazione di Marco Mele 

Editore: Aracne Editrice
Collana: Comunicazione
Isbn: 88-548-0379-0
Genere: Politica, Società
Formato: 17 x 24 
Pagine: 176 
Lingua: Italiano 
Anno: 2006
Prezzo: Euro 9,00

DTT è un acronimo di buon nerbo. Esso designa la televisione digitale terrestre, un vascello corsaro portatore di enzimi politico–economici e socio–culturali condotto in mare aperto da una svolta tecnologica. Con la conclusione del suo noviziato sperimentale, il vascello DTT mostra di poter navigare nell’oceano della comunicazione multimediale riuscendo a sfuggire agli Scilla e ai Cariddi: ai vaneggiamenti pessimistici degli apocalittici che lo avrebbero considerato un vaso di Pandora colmo di malanni, così come all’entusiasmo ammiccante degli apologeti del suo trionfo che lo avrebbero stimato una cornucopia traboccante di frutti miracolosi. Ineludibile nel suo divenire, la DTT si trova immersa in un mare di accesa concorrenza e, per non attardarsi troppo a vagheggiare un suo Parnaso consolatorio, inizia ora un viaggio con molti transiti. Puntata la prua come un rompighiaccio sulla vecchia catena del valore, la DTT affida le sue fortune all’impulso interattivo e, nell’ordito tessutole addosso dalla legge Gasparri, fa rotta verso le affinità elettive della convergenza. 

Vanna Araldi (Mantova, ottobre 1971) ha un’anima meticcia e una biografia culturalmente indisciplinata. Muovendo il proprio gusto della contaminazione e degli attraversamenti lungo un percorso formativo parallelo di matrice italiana e francese, è oggi esperta di diritto dell’audiovisivo, di comunicazione politica e istituzionale (dalla quarta di copertina).

araldivanna@hotmail.com